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al testo di Salvatore Solinas
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Discendi per l’antica strada tappezzata di lucide vetrine sospinto dall’azzurra fiumana di celestiali turisti ben disposti a fare le spesuce. Tra gomitate e spallate ti ritrovi in uno spiazzo di luce, in una piazza dove tra palme e magnolie s’impegola il sole. Quella signora in abito da sera che lecca il gelato all’ amarena è la fata azzurrina tanto splende un riflesso celeste tra le chiome. Quel signore che legge a tavolino La Repubblica, un’aura azzurra l’avvolge. Forse è un messo mandato dal Signore a fondare il suo Regno. Ma se togli gli occhiali a lenti polarizzate, se guardi ad occhi nudi ti sorprendi che il cielo non sia poi così azzurro e le nuvole sono le solite bave di schiuma senza occhi né ali di angeli. Appare il mondo così banale, così spoglio, privo di poesia! La folla non è azzurra, ma una grigia invasione di fameliche locuste, le fate non stanno sulla strada e il gelato s’è disciolto tra le dita della buona signora nell’inutile attesa del suo uomo. Il lettore assorto s’è addormentato sulla pagina dello sport, nessun regno nel suo grigio cervello di vacanziere annoiato. Forse varrebbe la pena di mettere gli occhiali e riprendere a sognare.
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