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lenti polaizzate

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Discendi per l’antica strada

tappezzata di lucide vetrine

sospinto dall’azzurra fiumana

di celestiali turisti

ben disposti a fare le spesuce.

Tra gomitate e spallate ti ritrovi

in uno spiazzo di luce, in una piazza

dove tra palme e magnolie

s’impegola il sole.

Quella signora in abito da sera

che lecca il gelato all’ amarena 

è la fata azzurrina tanto splende

un riflesso celeste tra le chiome.

Quel signore che legge a tavolino

La Repubblica,

un’aura azzurra l’avvolge.

Forse è un messo

mandato dal Signore

a fondare il suo Regno.

Ma se togli gli occhiali

a lenti polarizzate,

se guardi ad occhi nudi

ti sorprendi che il cielo

non sia poi così azzurro

e le nuvole sono

le solite bave di schiuma

senza occhi né ali di angeli.

Appare il mondo così banale,

così spoglio, privo di poesia!

La folla non è azzurra,

ma una grigia invasione

di fameliche locuste,

le fate non stanno sulla strada

e il gelato s’è disciolto tra le dita

della buona signora

nell’inutile attesa del suo uomo.

Il lettore assorto

s’è addormentato sulla pagina dello sport,

nessun regno nel suo grigio cervello

di vacanziere annoiato.

Forse varrebbe la pena

di mettere gli occhiali

e riprendere a sognare.

 

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